“Due famiglie disarmate di sangue
si schierano a resa
e per tutti il dolore degli altri
è dolore a metà.”
Questo scriveva Fabrizio De André in un brano stupendo, Disamistade, che in lingua sarda significa “inimicizia” e poi per estensione “faida”.
Le parole e la musica mi risuonano in testa da questa mattina.
Ecco, forse la trama di Patria (di Fernando Aramburu, edito da Guanda, Premio Strega Europeo 2018) è riconducibile proprio al brano citato poco sopra. Di fatto, la storia racconta le vicende di due famiglie basche, cresciute alle porte di San Sebastian, prima unite e poi divise a causa dell’ETA e di tutto il dolore che il terrorismo comporta, anche se “per tutti il dolore degli altri è dolore a metà”.
Le vicende del Txato, di Bittori, dei loro vicini e amici Joxian e Miren con i rispettivi figli e le rispettive vite non si dimenticano tanto facilmente. Vi entreranno sottopelle, anche se sulla questione basca non siete ferrati. I protagonisti con questi nomi impronunciabili, dai suoni duri, gutturali, come le loro montagne, come la lotta armata che Joxe Mari, figlio di Miren e Joxian, decide di intraprendere rimarranno impressi nella vostra memoria.
Il viaggio che Aramburu ci fa vivere ci porta in una realtà molto piccola e altrettanto tosta.
“Si soddisfa di brevi agonie
sulla strada di casa
uno scoppio di sangue
un’assenza apparecchiata per cena.”
Esistono, nella vita, dei punti di non ritorno. Un posto apparecchiato che rimane vuoto, ad esempio. Qualcuno che aspetta invano il rientro a casa di un caro, come Bittori con il Txato.
Non importa chi colpisce, chi è colpito.
Il dolore investe tutti inevitabilmente, è un’onda capace di rivestirsi di rancore, di ansia, per paura di manifestarsi nel suo vero colore. Il colore della disperazione.
Perché in un piccolo paese, ancor più che in una grande città, il terrorismo rende tutto terribilmente opaco: il sole, i rapporti umani, le corse in bici del Txato con Joxian.
Tutto finito.
Ma anche la giovinezza di Joxe Mari, l’amicizia tradita di Miren e Bittori.
Il terrorismo genera dolore.
Il dolore si porta via tutto.
“Che ci fanno queste anime
davanti alla chiesa
questa gente divisa
questa storia sospesa.”
Tutte le citazioni, compresa quella del titolo, sono tratte da: De André F. Fossati I., Disamistade, canzone contenuta nell’album Anime Salve, 1996.